Il Tema della castrazione chimica, al momento rappresenta uno degli argomenti più caldi in questo clima esacerbato dal recente arresto del presunto stupratore seriale di Roma . Purtuttavia, allo scopo di addentrarci più in profondità nell'argomento, è necessario sviluppare le problematiche inerenti in maniera tecnica confrontandoci con le evidenze cliniche attualmente a disposizione.
Da alcuni anni, oramai, il sistema giudiziario di diversi stati esteri, come ad esempio lo stato della California negli U.S.A., ha applicato la castrazione, sia chimica sia chirurgica, come possibilità di pena (e sottolineiamo il concetto in termini giuridici e non medici - non cura!) per i colpevoli alla seconda condanna e talora per qualche reo alla prima condanna in caso di reato a sfondo sessuale che coinvolga vittime al di sotto dei 12 anni. Il trattamento farmacologico in questione prevede la somministrazione di medrossiprogesterone acetato una settimana prima della scarcerazione, da continuarsi per tutto il periodo che il Dipartimento di Correzione lo ritenga necessario. Tutto ciò in assenza di un controllo medico a domicilio, ed in assenza di un Consenso informato da parte del paziente
Se cominciamo in Italia, allo stato attuale, un tale percorso proviamo innanzitutto ad occuparci delle criticità, e cominciamo a porci alcune domande, come ad esempio: QUALE PAZIENTE?, QUALE TRATTAMENTO? CONTROLLO MEDICO DURANTE IL TRATTAMENTO? CONTROLLI A SORPRESA?
Sarà opportuno sviluppare e condividere in un apposito tavolo di lavoro che coinvolga più figure professionali, nell'ottica di un approccio multidisciplinare (Avvocati, Giudici, Medici legali, Psichiatri, Psicologi, Assistenti Sociali, Endocrinologi/Andrologi/Urologi), le suddette criticità
A tutt'oggi, laddove la legislazione lo preveda, non si può non tener conto dei seguenti fattori: non esiste alcuna evidenza clinica che suggerisca come questo tipo di "trattamento" sia efficace, soprattutto alla luce del fatto che questa sorta di terapia medica richiede come condizione indispensabile la collaborazione del paziente. In altre parole, nel caso il trattamento fosse imposto le possibilità di efficacia sembrano minime. Inoltre i farmaci che riducono il desiderio e l'impulso sessuale, come il medrossiprogesterone acetato, potrebbero essere di qualche aiuto solamente in quelle persone i cui crimini fossero guidati da un'alterazione della sfera psicosessuale, come ad esempio i pedofili.
E' necessario, a questo punto, considerare anche che i pedofili non scelgono di esserlo! E' utile sapere che si tratta di una patologia dell'orientamento sessuale per la quale al momento non esiste una cura farmacologica. I trattamenti farmacologici possono solo diminuire l'intensità delle pulsioni sessuali. In sostanza la pedofilia non può essere punita nell'ambito del sistema legislativo, così come lo intendiamo; piuttosto è necessario intraprendere un percorso condiviso multidisciplinare che intenda l'argomento sia dal punto di vista della salute pubblica sia alla luce della giustizia criminale.
In buona sostanza, la categoria degli stupratori seriali non solo non beneficerebbe della castrazione farmacologica, com'è intesa allo stato attuale da un punto di vista scientifico, ma sarebbe anzi fonte di un equivoco fuorviante sì da imporre un sistema dispendioso e poco efficace in termini di controllo della spesa, nell'ottica di "guardare a vista" 24 ore su 24 il soggetto in questione (in maniera tale da verificare la corretta somministrazione dei farmaci) effettuando anche prelievi puntuali e a random per dimostrare la mancata assunzione di sostanze stimolanti (con la caratteristiche farmacologiche di antagonisti degli agenti utilizzati per ottenere lo scopo diametralmente opposto) attualmente a disposizione nel fiorente mercato nero, grazie ad internet, degli ambienti socio-ludici,come le discoteche.
Alfio Capizzi
Medico Chirurgo
Urologo
Consigliere PdL
Circoscrizione n.1 - Centro di Padova